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Autoroute du Soleil – sulle orme di Marco Sterni

Il sole è tramontato da un po’ regalandoci il solito indimenticabile acquerello di colori mentre l’ombra nelle valli sta offuscando ogni cosa. Saliamo di corsa l’ultima lunghezza e alle 20.45 ci stringiamo la mano in vetta alla Cima della Miniera. Si chiude un bel percorso, Autoroute du Soleil è sotto ai nostri piedi.
Ma facciamo un piccolo passo indietro.
Autoroute du Soleil è una via mitica, una pietra miliare, un capolavoro di apertura in stile classico. Credo che a molti, lo dico perchè ci sono passato anch’io, solo a sentirne parlare mette i brividi o ben che vada un sano timore reverenziale.20160717_093219-2
E’ stata aperta il 17 Luglio e 1 Agosto 1993 dalla cordata composta da Marco Sterni e Massimo Sacchi. Marco è salito nel migliore stile possibile, a vista, proteggendosi dove serviva e osando dove non si poteva fare altro che salire in alto verso appigli migliori. La difficoltà massima si assesta sul -IX, difficoltà continue sul VII grado e uno stile di arrampicata molto tecnico. La linea è molto bella, logica e la roccia è ottima soprattutto nelle lunghezze chiave. La prima e unica ripetizione in libera è stata portata a termine da Gildo Zanderigo nel 1994 in due riprese.
E poi? Ci sono stati dei tentativi di cui ho parziali informazioni ma non risultano ripetizioni in libera della via.
Sono un paio d’anni che penso a Autoroute ma c’erano sempre altre questioni che mi dirottavano altrove. A Luglio l’idea è riaffiorata e quasi per caso si sono materializzate le condizioni favorevoli per andare.
Coincidenza vuole che ci ritroviamo alla base della parete il 17 Luglio, esattamente 23 anni dopo Marco e Massimo.
Ce la siamo presa un po’ troppo con calma e attacchiamo la via solo verso le dieci. La giornata è fredda e non vogliamo patire arrampicando ma la favorevole esposizione a Sud avrebbe consentito di attaccare decisamente prima.
La via inizia subito con carattere e alla fine del primo tiro bisogna affrontare un delicato traverso in placca per raggiungere la sosta il tutto protetto da un chiodo ballerino e da un friend così così. Poi se aggiungiamo che Sbisi aveva deciso di giocare alla roulette Russa tentanto inconsciamente un’azzardata variante su un cavolo di muro compatto, allora la questione si complica. Fortunatamente ritorna sui suoi passi e raggiunge la sosta seguendo una logica più ragionevole.20160717_112444-3
Secondo tiro e passo avanti io, tiro di VIII+ a detta di Gildo “psicologico”, non si capisce molto dalla sosta ma per non farmi intimorire parto subito e deciso. Passo una clessidra e due chiodi ma rallento su una delicata e strana sequenza una decina di metri sopra la sosta. Vado avanti e indietro ma non capisco come passare oltre. Sotto un ciuffo d’erba riesco a pulire la terra e trovo una piccola tacca che posso arcuare con due dita e, anche se scivolosa perchè tutta sporca di terra, è l’unico appiglio che ho trovato. Riparto per la sequenza, spalmo i piedi, mi alzo, incrocio al ciuffo d’erba, traziono e mi alzo su delle prese più buone, mmmm che passo strano. Tento di proteggermi piantando un chiodo ma non ci riesco allora piazzo due friendini che collego insieme. Mi alzo in placca su due prese buone ma poi il lisciume la fa da padrone. Cerco di restare tranquillo e non sprecare energie. Studio la sequenza e spero di aver intuito la soluzione. Riparto, alzo il piede, mi allungo e tac, afferro uno svaso e riesco a ristabilire l’equilibrio. Mi alzo ancora parecchi metri su terreno più facile poi finalmente piazzo un buon friend e mi proietto sul tratto finale, una bella uscita in placca con fessura rovescia per le mani. La faccio corta, anche se penso di aver trascorso quasi mezz’ora solo su questo tratto, salgo il tiro, è stata dura soprattutto psicologicamente, recupero Sbisi.
Saliamo un tiro facile poi è il turno di Sbisi che deve affrontare un bellissimo muro grigio, il chiave della via, tiro di -IX. Parte deciso sulla prima parte e si ferma in alto a studiare la linea del tratto decisivo. Tocca un po’ di prese qua e là, non è scontata la direzione da prendere e una volta che ti alzi sei in ballo e non c’è possibilità di fare dietrofront quindi è meglio leggere correttamente la sequenza e affidarsi a una sana e provvidenziale iniezione di culo. Decide il metodo e parte, lo vedo arcuare delle tacche , spalmare i piedi e alzarsi sempre più lontano dalle protezioni. Con un ultimo passaggio spettacolare afferra una presa buona ed esce dalla sequenza ritrovandosi su un tratto più facile dove può rilassarsi un attimo. Da questo punto in poi le difficoltà diminuiscono e abbastanza agevolmente raggiunge la sosta. Poi tocca a me raggiungerlo e con lo zaino devo dire che mi son proprio divertito…20160717_152429-4
Da qui in poi le difficoltà della via diminuiscono, pur restando sempre sul VII, cala anche la qualità della roccia per cui bisogna prestare molta attenzione su alcuni tratti delicati e poco proteggibili. L’arrampicata resta sempre molto bella, su un terreno più classico con belle fessure atletiche e diedri. Vista l’ora cerchiamo di non perdere tempo e ci diamo una mossa ma non sempre riusciamo nell’intento in quanto la parete non è sempre scontata da leggere e spesso non troviamo nemmeno un chiodo in sosta.
Dopo un bellissimo tiro in fessura-dietro strapiombante che mi ha proprio fatto divertire, la parete si abbatte e fa intravedere la via d’uscita, piazzo due friend di sosta e recupero Sbisi. In breve mi raggiunge e prosegue sulla rampa. Pochi minuti dopo ci stringiamo la mano in vetta, siamo super felici.
Non ci diciamo molte cose, assaporiamo nel profondo la gioia della salita con la consapevolezza di aver chiuso un’importante capitolo personale e di aver in qualche modo idealmente “raccolto il testimone” dalle mani di Marco, grandissimo fuoriclasse e per noi sempre un grande punto di riferimento.
Mangiamo una barretta, un sorso d’acqua, ci buttiamo addosso il materiale e iniziamo la traversata sull’espostissimo filo di cresta che a saliscendi collega la Cima della Miniera con il Monte Avanza.
Muoversi al vento e con le luci della sera su questo tratto aereo è quasi magico, in silenzio procediamo veloci per sfuggire alla notte incombente.
Una doppia in forcella e poi dopo una breve e bella arrampicata raggiungiamo la vetta del Monte Avanza, l’orologio segna le 21.15. Scattiamo qualche foto di rito poi ci affrettiamo a scendere.20160717_211718-12
Scende la notte, accendiamo le frontali e giù a bomba per i ghiaioni della normale, un vero spasso!
Poco più di un’ora dopo arriviamo al camper, è fatta e ed tempo per festeggiare e di infilare le gambe sotto al tavolo!
Autoroute è una via bellissima e impegnativa, ci ha messo alla prova, abbiamo dovuto lottare più del previsto ma caparbiamente siamo riusciti a scalarla nel migliore dei modi, a vista a comando alternato. Sono davvero felice per il risultato ma soprattutto per aver condiviso questa grande avventura e tutte le emozioni della salita con un grande amico come Gabriele, grazie my friend!
To the next e buone arrampicate a tutti!

SCHEDA VIA:
Nome: Autoroute du Soleil
Montagna: Cima Della Miniera, gruppo dell’Avanza, Alpi Carniche
Esposizione: Sud
Lunghezza: 400m – 10 tiri
Difficoltà: -IX
Materiale: Nda, martello e chiodi a lama, serie completa di friend, mezze corde da 60m
Discesa: lungo la via normale del Monte Avanza, possibile anche la discesa in doppia in parte da attrezzare.

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Sognando Aurora – Pilastro di Rozes

Siamo a fine Giugno e la tanto da me attesa estate “alpinistica” non è ancora partita, la cosa mi fa abbastanza innervosire. Impegni vari e la scomparsa di Leo hanno bloccato ogni progetto di scalata e ho dirottato le energie nella casa e nell’organizzazione del NOF.

Saranno tre quattro anni che penso a Sognando Aurora in Tofana, a detta di tutti una gran bella via.

Casualmente il 28 Giugno è un giorno propizio dove impegni, compagno e bel tempo coincidono, si va in Tofana.

Alle cinque mi passa a prendere Andrea Riccioli d’Oro, saliamo veloci verso la Conca Ampezzana e una super giornata ci da il benvenuto.

Dal parcheggio del Dibona saliamo veloci all’attacco, non possiamo perdere tempo prezioso, verso le otto e mezza Andrea attacca il primo tiro.

L’aderenza e le condizioni sono ottime, saliamo veloci a comando alternato godendo la magia della scalata in ogni suo aspetto.

La parete diventa sempre più ripida man mano che saliamo e il divertimento aumenta del resto le condizioni sono dalla nostra parte.

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Mi affaccio dallo strapiombo – Foto di Simon Kehrer

La prima via in alpe dell’anno e sono super motivato, mi muovo veloce, fluido e deciso, mi sto proprio divertendo. Andrea per questo giro non se la sente di fare da primo i tiri duri anche se, a mio avviso il suo livello di forma è ben al di sopra delle difficoltà ma oggi va così.

La sorpresa si trasforma immediatamente in gioia per me, del resto adoro andare da primo!

Un tiro dopo l’altro e siamo già belli alti, la roccia generalmente è ottima, ripulita ormai dai passaggi ma in certe sezioni bisogna prestare attenzione e muoversi con cautela su tratti friabili o dove le protezioni si allungano. Abbiamo portato qualche friendino che ci ha dato la giusta sicurezza e va bene così perché la chiodatura, pur essendo ottima, non è proprio plaisir.

Ormai in prossimità della vetta iniziamo a sentire la stanchezza e la fame, abbiamo solo pensato ad arrampicare senza dedicare tempo alla merenda ma la prossimità del traguardo è un’iniezione di energia.

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L’ultimo tiro duro è proprio divertente, tecnico e di resistenza di dita, davvero bello. Ora un tirello facile e siamo in cima al Pilastro di Rozes. Scattiamo un paio di foto, riordiniamo il materiale, mangiamo una barretta e corriamo giù sulla normale a nord, Andrea deve essere a Udine per cena.

C’è ancora un po di neve e bisogna fare attenzione in qualche traverso poi il terreno diventa tranquillo e corriamo giù sui ghiaioni fino al Dibona, birretta veloce per festeggiare e rientriamo.

E’ stata una giornata super su una gran bella via, complimenti al Mox e a Marcello Menardi per il bel lavoro!

Andate a farla, non ve ne pentirete!

SCHEDA ITINERARIO:
Via: Sognando Aurora
Gruppo: Pilastro di Rozes, gruppo delle Tofane
Lunghezza: 600m – 16 tiri
Difficoltà: 7b+ max, 7a obbligatorio
Esposizione: Sud
Discesa: lungo la via normale lato Nord, sentiero a tratti esposto. Eventuale discesa in doppia possibile.
Materiale: due mezze da 60m o singola e cordino da recupero anche per eventuale rientro in doppia, 10-12 rinvii, friend fino all’1 Black Diamond serie C4.